Giorno undici: pratica la povertà. In realtà il testo della mail è: mangia solo riso e fagioli per tutto il giorno e metti i tuoi vestiti più consunti. Viste le mie scelte alimentari, soprattutto in questo periodo, riso e fagioli non sono di certo una scelta che voglio fare, quindi ho deciso di adattare la sfida al mio stile di vita. Piuttosto che mangiare qualcosa che so essere sbagliato per me, ho deciso di estremizzare e digiunare. Poiché la mail arriva alle dieci della mattina, la colazione era già fatta e il pranzo di lavoro non era passabile. Così ho deciso di saltare la cena andando a letto affamato. Ancora una volta, mi accorgo che sto vivendo uno stile di vita stoico più di quanto credessi tra docce fredde, non lamentarsi e, ora, digiuno. Non è stato difficile, ma questa volta, più che concentrarmi sui benefici per la salute, ho deciso di considerare il fatto che saltare un pasto non è poi così complicato. Se non potessi permettermi di più, sarei felice lo stesso? La risposta va trovata nell’esperienza.
Giorno dodici: pratica qualcosa in cui non sei bravo…
Giorno tredici: un atto di generosità verso uno sconosciuto. In questa giornata ho fallito. Nel senso che non ho portato a termine la sfida. Per stanchezza, pigrizia o qualcos’altro. Pur non avendo imparato qualcosa dalla sfida in sé, l’esperienza è stata importante. Sono stato debole, ma posso dire finalmente che questo va bene. Siamo umani, non sempre possiamo essere perfetti. Questo non significa abbandonarsi alla compiacenza, ma significa accettarsi e allo stesso tempo cercare di migliorare.
Giorno quattordici: scrivi degli obiettivi che vuoi raggiungere se dovessi morire tra un anno o tra cinque. Credo che la maggior parte delle persone non abbia davvero degli obiettivi concreti, almeno non espliciti. Questo esercizio sembra triviale ma è, come tutti gli esercizi di scrittura, fondamentale per chiarire a sé stessi dove si vuole arrivare. Soprattutto, stabilire un “quando” è qualcosa che viene raramente incluso negli obiettivi a lungo termine. Tuttavia, senza una “deadline”, letterale è impossibile incanalare le energie nella giusta direzione. Memento mori.
Il giorno quindici richiede una semplice attività fisica la mattina. È stato molto semplice per me. Però, il fatto che fosse incorporato in una sfida come questa mi ha fatto riflettere sul fatto che per molti prendersi cura di sé è inusuale. Incredibile come la maggior parte della gente non ami sé stesso, al punto da non fare attività fisica, mangiare male, abusare di alcol e altre sostanze. Ammetto di essere estremo in questo senso, ma se non buono per prima cosa per te stesso come puoi essere per un altro?
Il giorno sedici richiede riflessione per una prova complessa. Trova cinque situazioni negative nel tuo recente passato e tenta un “reframe” per comprendere come, di fatto, quello che ti è successo non è stato solo male per te ma ti ha reso potenzialmente migliore. Il concetto da comprendere è l’Amor Fati, ovvero non solo l’accettazione, ma anche l’amore per tutto quello di brutto che ci può accadere perché ci permette di crescere. Trovo questo concetto estremamente affascinante. Questo significa che non esistono situazioni negative se le vediamo dalla prospettiva giusta. É necessario, ovviamente, essere in grado di comprendere quale angolazione è quella adeguata alla nostra crescita.
Nel giorno diciassette devi digiunare per 24 ore. Ancora una volta, per me la prova è semplice. Digiuno spesso e sole 24 ore non sono un ostacolo, anzi, di fatto mi godo i benefici del digiuno. Quello che trovo interessante è che sto realizzando come molti insegnamenti che provengono da queste prove li ho già incorporati da tempo. Sono in grado di guardare a quello che sto facendo e dire che il mio percorso era già iniziato. In questo senso, per certi versi sono già la persona che voglio essere. Certo, c’è tanto da fare ma mi accorgo di non essere poi così indietro.
Giorno diciotto: rimani da solo con te stesso, in silenzio, per trenta minuti. Sfida semplice perché amo avere del tempo da spendere da solo. Durante la giornata riesco sempre a ritagliarmi del tempo per rimanere con i miei pensieri quindi questa prova è stata piuttosto ordinaria. Certo, farlo in maniera conscia aggiunge un certo valore alla meditazione.
Giorno diciannove: perdonare. Questa è una prova estranea per me. Comprende tornare in contatto con cinque persone con le quali sei arrabbiato e perdonarle. Sono in difficoltà anche solo a pensarlo. Di fatto, non c’è nessuno nel mio passato che non vorrei più vedere o sentire, nessuno si è mai comportato -o io non ne ho subito l’effetto- in modo così scorretto con me da meritarsi la mia ira. In ogni caso, ottimo spunto di riflessione da questa prova.
Nel giorno venti devi sederti e scrivere della tua esperienza nelle ultime tre settimane. Ti è richiesto un inventario di quello che hai vissuto. Come giudichi le tue azioni e le tue esperienze? Cosa hai fatto bene e cosa c’è da migliorare?