Ciao Ethel, raccontami un po’ di te
Ciao, io sono una biologa nutrizionista con una laurea in biologia molecolare. All’inizio ho cercato di intraprendere la carriera nelle chimiche farmaceutiche, ma ben presto, per lo più per delusione, ho deciso di dissociarmi da questo ambiente. Per molto tempo ho abbandonato l’idea di fare la biologa. Ma poi, per motivi legati alla salute di mio figlio, mi sono trovata a ricominciare a studiare perché il percorso proposto dai medici non era ciò che avrei desiderato per mio figlio, troppi farmaci che secondo loro dovevano essere presi a vita. Mi sono trovata a riprendere i libri in mano alla ricerca di una soluzione ed ho testato diverse strade, ma non sono mai state risolutive, finché non sono arrivata alla Paleodieta con il libro di Robb Wolf. Un po’ come tutti insomma. Sono rimasta sconvolta da come l’alimentazione potesse influire sulla salute delle persone. Ho impiegato 3 mesi per sganciarmi da tutto il lavaggio del cervello subito durante gli studi, ma, così come è suggerito nel libro, ho deciso di provare per un mese. La cosa spettacolare è che solo dopo 15 giorni già abbiamo avuto un miglioramento che posso quantificare nel 90% della sua sintomatologia (niente più tic evidenti). Dato che tutta la famiglia ha seguito questa alimentazione abbiamo notato tutti dei miglioramenti in tanti piccoli spetti, dal peso, all’attenzione, all’energia, all’umore…
Vista l’efficacia, ero da pochissimo diventata nutrizionista, ho deciso di applicare gli stessi principi sui miei pazienti. Da lì è iniziato tutto il percorso che poi ha portato ad Immunoreica.
Nonostante abbia abbandonato la strada della ricerca di laboratorio, penso che il mio spirito di ricercatrice si sia solo riversato in un altro contesto, e sono diventata io stessa una “cavia” per le nuove informazioni che acquisivo. Quando qualcosa funziona la estendo a tutti e quelle più efficaci diventano parte del protocollo. Non scarto nulla a priori, preferisco provare e capire cosa è realmente efficace: la frase “Gli studi dicono…” senza alcuna verifica o altro, mi disturba molto perché nel mondo accademico ci sono studi pro e contro qualsiasi cosa, quindi testare è veramente l’unica strada per poter scegliere. Al momento sembra che la mia ricerca mi stia portando sempre di più ad un approccio ultra naturale, talvolta anche prediligendo delle accortezze nello stile di vita alle integrazioni, ovviamente solo con i pazienti che permettono questo tipo di discorso.
Uno degli esperimenti che hai portato avanti è il digiuno. Ma cos’è il digiuno?
Più che esperimenti potrei parlare di riscoperta. Il digiuno è la cosa più semplice del mondo: astensione completa dal cibo, e nelle versioni considerate più estreme, anche dall’acqua.
Ma perché dovrei astenermi dal cibo?
Ci sono infiniti benefici e molti ancora non li abbiamo scoperti. Tra quelli conosciuti ci sono quelli a livello cellulare, immunologico, ormonale, disintossicazione e dimagrimento. Durante il digiuno il corpo funziona in modo totalmente diverso rispetto a quando ci si alimenta: non si può prevedere come reagirà il tuo corpo se non facendolo perché cambia totalmente l’assetto metabolico e ormonale e si innescano meccanismi che normalmente sono “spenti”.
Il mio approccio al digiuno è stato con la versione estrema, senza cibo né acqua. Nonostante le critiche che sono sempre immancabili, è un anno che faccio un digiuno secco di 1-2 giorni a settimana e ho fatto digiuni senza mangiare né bere anche di 5-7 giorni.
Attualmente il digiuno viene promosso in associazione alle cure ufficiali per il cancro, chemio e radioterapia. Questo perché il cambiamento dell’assetto cellulare permette di rendere le cellule sane più resistenti e quelle malate più suscettibili alle cure. Una sorta di chirurgia a livello cellulare, e questo l’ho sperimentato con alcuni miei pazienti che erano venuti da me per impostare una dieta che gli migliorasse la resa delle cure oncologiche e li facesse sentire meglio, vista l’invasività di questo tipo di cure.
Circa la componente di detox è fondamentale la funzione dell’apparato digerente all’interno del Sistema Immunitario. Se passiamo tutto il tempo a digerire, come suggerito dalle linee guida, il Sistema Immunitario viene distratto dal suo compito principale che è quello di pulizia del corpo. Infatti, il sistema immunitario ha tra funzioni principali: difenderci dagli agenti esterni, filtrare le sostanze ingerite separando quelle buone da quelle cattive, e la funzione di pulizia e smaltimento.
In una società come la nostra, l’attività di filtraggio dell’alimentazione la fa da padrone, limitando l’attività di detossificazione e di difesa. Quando interrompiamo il continuo flusso di cibo, il corpo può riprendere le “pulizie domestiche” che consistono nello smaltire le cellule vecchie e danneggiate in un processo di riciclo continuo e di rinforzamento del corpo. In ogni digiuno viene eliminata la parte vecchia e debole di te e rimane quella bella e forte. Ad ogni digiuno in qualche modo è come se raggiungessi un livello superiore di salute.
Basta immaginare che a seguito della catastrofe di Chernobyl -la fonte è l’esperto russo che mi ha seguito nel digiuno- , gli unici che si sono sopravvissuti senza conseguenze sulla loro salute, sono proprio quelli che nei giorni successivi hanno digiunato.
Se lasciato fare, il corpo ha un enorme potere di auto-guarigione. Secondo la tradizione della medicina russa, che ha esplorato a fondo il digiuno, non si deve aggiungere nulla al corpo ma lasciarlo fare. Spesso i pazienti mi chiedono cosa possono prendere per trattare determinati sintomi o patologie, io rispondo che non c’è bisogno prendere niente, ma smettere di prendere qualcos’altro.
Togliere, non aggiungere, è la soluzione quando ci sono troppi stimoli. Così inizia il processo di auto-guarigione.
Il digiuno intermittente?
Per me il digiuno intermittente è semplicemente saltare un pasto, non è digiuno. É un’educazione ad uscire dagli schemi condizionati in cui a determinati orari bisogna per forza mangiare. Il digiuno vero inizia dopo le 24h. Ovviamente, come regola generale, minore la frequenza dei pasti meglio è dal punto di vista delle funzioni immunitarie. Bada non ho parlato di mangiare meno, ma di mangiare meno frequentemente.
Per quanto riguarda la durata?
Il digiuno si può fare di qualsiasi durata uno vuole. Penso comunque che bisogna anche sapere cosa si vuole ottenere facendo il digiuno: fare il digiuno solo per dire quanto lo hai fatto lungo non ha molto senso. Comunque anche qui c’è una regola base: più è estremo e più è efficace nel breve tempo. Comunque digiuni lunghissimi, di 30-40-100 giorni, anche solo con acqua non hanno senso, soprattutto se fatti una volta e basta. Il nostro corpo si sporca ogni giorno e dovremo provvedere ad una pulizia regolare non una volta ogni tanto. Per quanto riguarda il digiuno secco -senza acqua- ci sono delle fasi critiche, che vengono chiamate acidotiche, in cui viene metabolizzato un problema. Quindi se riesci a superarle (di solito avvengono a 3 giorni e 8-11 giorni) aggiusti un pezzo di te.
Quali sono state le tue esperienze, e quelle dei tuoi pazienti
Ho seguito molti digiuni io stessa, come ho specificato da oltre un anno faccio dei digiuni settimanali brevi e a cadenza trimestrale ne faccio di più lunghi, sempre senza acqua. All’inizio non è semplice e ho vissuto due crisi di guarigione durante i miei digiuni. La prima è stata in concomitanza della mia prima esperienza di digiuno, ed è stata davvero terribile, ma l’ho superata. La seconda è avvenuta di recente in un digiuno di 5 giorni che ho fatto quest’estate, dove ho sentito che qualcosa di importante si stava di nuovo aggiustando. Ne sono certa perché da quel momento sono stata molto meglio. Comunque ogni digiuno è un’esperienza a sé, quindi ci possono essere digiuni in cui non senti nulla e digiuni in cui il corpo decide che “deve sistemare un po’ casa” e quindi avverti più turbolenza.
Per questo è consigliabile iniziare con digiuni brevi per poi allungare gradualmente. Per permettere di guarire senza scontrarsi con troppe criticità.
Un’esperienza importante che posso raccontare è quella di una mia paziente, che ha seguito un digiuno breve di solo un giorno, nel quale è stata benissimo. Ma in uscita dal digiuno, in cui il corpo continua a svolgere il suo lavoro nonostante si sia ripreso a mangiare, ha avuto una crisi di guarigione iniziando a tirare fuori bile. Con molta probabilità il digiuno l’ha aiutata a risolvere un problema al fegato.
Solitamente, però, procedendo per gradi questo tipo di crisi si possono ridurre sensibilmente, anche se comunque non bisogna spaventarsi, ma sapere che il corpo sta finalmente facendo il suo lavoro.
Il digiuno ha anche un aspetto sociale: chi non mangia è un folle
Dal mio punto di vista, le persone hanno paura dell’ignoto. Poiché la nostra società ci spinge in una direzione [consumare] ed è difficile opporsi. Più che dello strumento, come il digiuno o un’alimentazione alternativa, le persone hanno paura di mettersi in gioco verso i propri limiti.
Perché se hai sempre mangiato cinque volte al giorno ti domandi: “e se non ce la faccio?”.
Le persone hanno una bassa autostima e si affidano sempre più spesso ad informazioni esterne senza ascoltare o comprendere cosa gli accade all’interno. Poi, quando si tratta di mettere in discussione i propri limiti, è più facile dare la colpa agli altri, perché quando fallisci in prima persona è più dura.
Molti criticano chi digiuna perché hanno paura, e sperano che chi prova fallisca per rassicurarsi perché, se funziona, vengono messi di fronte ai propri limiti. La frase più tipica è “Io farei di tutto per stare bene” ma è assolutamente falso.
Eppure il digiuno è parte della nostra natura
Se non avessimo saputo digiunare non saremmo qui come specie. In un mondo di predatori con artigli e fauci un essere pressoché indifeso decisamente avrebbe avuto poche chance se non avesse avuto la capacità di sopravvivere diversi giorni senza mangiare. Ci sono dei periodi in cui il nostro corpo richiede il digiuno, come durante la febbre o dopo un’intossicazione. Non ci siamo inventati niente. Stiamo ripescando nella nostra memoria genetica, soffocata dal mare di cibo moderno che ci costringono a mangiare. Non esiste niente di più naturale del digiuno.
Okay, sono convito. Come inizio?
Ovviamente si può provare anche da soli, con dei limiti di buon senso ovviamente. Prima cosa informarsi e capire. Poi, essere onesti con sé stessi: se stai molto male, devi essere seguito, il fai-da-te è escluso a priori. Se sei invece sano e vuoi solo migliorare la tua performance e stato di salute generale, quasi non te ne accorgi. Se fai un digiuno con acqua puoi provare anche per tre o quattro giorni in completa sicurezza, per quello secco non consiglio invece di superare i due. In ogni caso, è meglio fare digiuni più brevi ma ripetuti nel tempo che un digiuno lunghissimo una sola volta nella vita.
Se qualcuno vuole essere seguito, io ho iniziato dei percorsi specifici sul digiuno per i miei pazienti. Essere seguiti è importante per capire il funzionamento di questo potente e magnifico strumento.
Assieme Stefano Andrade, che cura la parte di meditazione, respirazione, massaggio e ginnastica, abbiamo impostato un percorso di 8 giorni, cinque di digiuno e tre di uscita. In cui guidiamo i pazienti costantemente affiancata da un medico che supervisione l’andamento ed eventualmente valuta se è il caso di sospendere la pratica.
Dove ti troviamo?
Trovate Immunoreica su Youtube, sul sito, Facebook e su Spreaker. Sul canale Youtube trovate due video sul digiuno e stiamo costruendo un sito apposito su questo argomento. Poi uscirà un libro scritto a quattro mani con Stefano, che ha come obiettivo quello di fornire tutte le informazioni sul digiuno e come gestirlo.
Infine, potete abbonarvi alla rivista Immunoreica Magazine e leggere i miei libri Dietro la malattia e Tiroide: X-Files.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Sì, molti pensano al percorso di digiuno come qualcosa di privazione e pensano che questa costrizione sia peggio che non magari subire le conseguenze della malattia, in realtà bisogna vivere il digiuno come una scelta, come decidere se entrare in pasticceria o no, nessuno ti obbliga a entrare, come nessuno ti obbliga o non entrare. Nessuno deve sentirsi forzato, ma deve fare un patto con sé stesso e domandarsi: come voglio invecchiare?
Per stare bene, nella società di oggi, bisogna fare scelte coscienti e attive verso la salute e remare costantemente contro corrente, se ci si ferma… si muore.